Grazie ma no grazie.
L’altra sera, al telegiornale nazionale, ho visto un servizio che parlava di Brittany Maynard e la sua decisione di togliersi la vita prima di diventare un vegetale a causa di un tumore incurabile al cervello.
Subito dopo il servizio su di lei hanno mandato un’intervista ad un uomo, bello, curato, elegante e totalmente devoto al signore. Egli ci racconta, con aria illuminata, che ha avuto un tumore, curabile e di come ha trovato la fede grazie a ciò, ribadendo la santità della vita, affermando che è un regalo di Dio che non va buttato. Scusate, in mezzo a tutte queste cazzate religiose forse ci siamo persi la parola importante: curabile.
Brittany aveva la mia età, pochissimi giorni di differenza. Era sicura che sarebbe morta a breve e in modo orribile, degenerando velocemente verso uno stato di quasi non umanità, portando con se in un abisso di dolore e agonia tutti i suoi cari. Criticare questa persona per la scelta che ha fatto, nella situazione in cui si trovava, è da egoisti, arroganti e, soprattutto, ignoranti. I commenti del Vaticano rientrano in tutte queste categorie. Non dovremmo permetterci di stabilire quanto una persona debba soffrire: tenere in vita qualcuno che soffre e non ha speranza di miglioramento è tortura. Tortura al solo scopo di compiacere i propri dogmi egoistici. Grazie, ma no grazie.
Sono sicura, anche grazie al suo esempio, che se dovessi trovarmi nella sua situazione farei la stessa cosa, che la Chiesa lo voglia o no, che la legge lo permetta o no.
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