You’re a long way from home, cowboy.
In occasione del compleanno di mio padre e del nostro imminente viaggio in Giappone siamo tornati a Varese.
Fare il viaggio in macchina ti fa capire quanto Roma e Varese siano davvero distanti: più o meno 6 ore di macchina, anche 7, se si considerano le soste per pappa, pipì e pupù. Sono così distanti che a Roma è ancora estate e a Varese è pieno autunno.
Ema, il mio ragazzo, afferma che, a quanto pare, appena passato il casello di Melegnano (per chi non è di casa: è la fine dell’autostrada A1, vuol dire che sei arrivato a Milano) ero già più contenta. Questo fa di lui un uomo vigile e scrupoloso, in quanto è riuscito a notare un miglioramento del mio umore nel mezzo di una tempesta di imprecazioni rivolte al traffico sulla tangenziale ovest. Indubbiamente, però, ho apprezzato la familiarità del luogo, il poter finalmente andare da qualche parte sapendo già la strada, soprattutto dopo un paio di mesi di guida per le strade di Roma dove ero costretta a chiedere conferma prima di ogni svolta.
Sono bastati pochi giorni a Varese per ricordarmi perché non ci volessi stare in primo luogo. Capisco che il paragone con Roma sia insostenibile per qualunque città italiana che non sia Milano, ma girare in lungo e in largo il centro alle 23 senza trovare niente di aperto se non il McDonald’s è stata un’esperienza triste.